Che sia un Natale buono

di Antonio Ricci

Che sia un Natale buono per rinnovare lo sforzo, o per cominciarlo, nella ricerca di spazi autentici di contrattazione delle reciproche intolleranze, in tutte le nostre relazioni importanti. Se ciò manca l’amore è mutilato e inconsapevolmente gettiamo i semi per una futura violenza. Nasce una separazione per non affrontare la separatezza. Nasce il brutto per non affrontare la bruttezza. Nasce il cattivo per non affrontare la cattiveria. Nasce il male per non affrontare il malessere.

Diventando adulti siamo chiamati a custodire la luminosità e l’innocenza che avevamo da bambini; siamo chiamati a custodirle e a proteggerle sia in noi sia negli altri, se non vogliamo ridurci a bestioline spaventate, brutte perché inaridite e senza speranza; cattive perché rabbiose e colpevoli di sprecare l’esistenza. Siamo nati per darci reciproco aiuto ed è bene continuare a ricordarlo.

Non si può lasciare che la coscienza s’inabissi, è pericoloso. Senza coscienza c’è ampio spazio perché emerga il male, e lo farà sicuramente, senza alcuna fatica; male che è sempre cattivo e brutto, come direbbe un bambino. Quello spazio lasciato vuoto verrà occupato da forze indifferenti che non perseguono altro se non il loro brutale sostentamento, senza badare alla liceità dei mezzi per ottenerlo.

Ecco perché è necessario continuare a vigilare con perseveranza per divenire presenti a noi stessi.

È un invito al raccoglimento e alla ricerca di unità interiore, in netta opposizione ad ogni dispersione e per il superamento di ogni intemperanza. Possiamo aprire lo sguardo alzandolo verso ciò che davvero importa.

Per un cristiano è sempre Natale ma non serve essere cristiani per amare bellezza e autenticità.

La coscienza va coltivata, il bene va coltivato, il bello va cercato.

La luminosità va preservata e l’innocenza va servita.

 

Buon Natale