di Antonio Ricci
Il 9 agosto del 1998 moriva Paolo Menghi.
Le esperienze significative segnano i luoghi, la soggettività ridisegna lo spazio e il tempo, i sensi tracciano le linee dei ricordi e così può capitare che un odore renda presente l’interezza di un’antica atmosfera, faccia riemergere i volti delle persone presenti, i silenzi attenti, le parole pronunciate e quelle ascoltate; può capitare che una folata di vento o un gioco di luci tra le foglie, rievochi il sapore di un preciso sentimento e la chiarezza di un pensiero, che faccia ricordare uno sguardo ricevuto o il suono di una voce che parla proprio a noi.
Esperienze sensoriali elementari che evocano vissuti multiformi, profondi e a volte ineffabili. È una speciale distrazione, una temporanea lassità di controllo che lascia aperto un varco dal quale fa capolino una dimenticata e originaria certezza: siamo persone intere in continuo divenire bisognose d’incontro.
L’esperienza di essere raggiunti e di poter raggiungere l’altro, anche se dura poco, nutre e ha senso in sé. È l’epifania del divenire reali. La celebrazione del passaggio dall’isolamento all’incontro. Ora si può finalmente giocare, quindi imparare, esplorare, creare. Non è questione di strategie, trucchi e tecniche; non riguarda né il sapere né l’intelletto; non si ottiene con la volontà né col potere.
L’incontro nasce, si crea e muore tra me e te, ma né io né te lo deteniamo; è una possibilità che attiene alla resa, alla curiosità, alla solitudine, allo stupore e richiede uno spazio interiore vasto e sgombro. Si esiste per ciò che si è, in una semplicità essenziale e generativa.
L’altro non è uno spazio da svuotare dei suoi significati per riempirlo con i propri; non è malattia da curare, forza da ammaestrare, errore da correggere, materia inerte da plasmare. L’altro è persona, è potenzialità libera e creativa in continua evoluzione, che cerca un ambiente adatto per crescere e svilupparsi secondo la sua natura.
Un padre e una madre, per prima cosa, sono questo ambiente, poi viene tutto il resto. Si spera sia un ambiente sano, amorevole e attento a garantire l’espressione dell’essere e la sua continuità, dove ciò che fa la differenza è la possibilità di riparare non la mancanza di errore.
Chi educa e chi cura sono anche essi questo ambiente dove, per prima cosa, conta chi sei e non cosa sai, poi viene tutto il resto. Che sia un ambiente sano e trasformativo però sono requisiti essenziali e non opzionali.
Forse ci sono persone nella nostra vita che hanno tentato di raggiungerci malgrado noi, anche nella ristrettezza dello spazio da noi lasciato; persone dalle quali abbiamo ricevuto l’esperienza di essere visti e grazie alle quali, forse, abbiamo anche sentito tutto il dolore per l’angustia di quello spazio desiderando, forse, di ampliarlo.
Se ciò è accaduto bene, si è stati fortunati.
Loro hanno fornito l’ampiezza, l’esempio di una nuova possibilità di rapporto e l’esperienza fertile del riuscire ad essere soli in presenza di qualcuno. A noi la possibilità di approfittarne oppure no.
Se non è accaduto può sempre accadere.
Sono passati 27 anni e ancora c’è molto da fare e qualcosa da dire.
Grazie.
Vita Semplice
La notte è perfetta, immobile il cielo sul mare quieto, chissà se anche le stelle hanno il mare?
Il mondo si muove nel Sé come i pesci nel mare e le stelle nascono e muoiono dentro il Sé che non è mai nato né morto.
Mi servi un bicchiere di vino e un amico si siede ai miei piedi; sono proprio fortunato questa sera.
P. Menghi «Il filo del Sé»
Paolo Menghi (1945-1998) medico, neuropsichiatra infantile, psicoterapeuta sistemico-relazionale; cofondatore dell’Istituto di Terapia Familiare di Roma e della Società Italiana di Terapia Familiare. Fondatore della Scuola Mandala – Istituto di ricerca per lo sviluppo armonico dell’individuo di Roma e della Società Italiana di Normodinamica – SIND. Ha ideato il metodo della Normodinamica.
Antonio Ricci, psicopedagogista, presidente e fondatore della Scuola di Normodinamica – Periagogè. Attuale presidente della Società Italiana di Normodinamica – SIND.
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