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Comunità intelligenti: una direzione di lavoro verso comunità più sostenibili

Pubblichiamo un articolo di Mauro Annunziato – coordinatore delle attività ENEA sulle tematiche delle Smart City – che affronta il tema delle smart communities (comunità intelligenti) e, in particolare, la metodologia applicata a L’Aquila da ENEA, con la collaborazione tra gli altri delle Università di Chieti e di Bari e del Centro Studi Periagogè, per coinvolgere la comunità locale e gli abitanti (a partire dal mondo della scuola) in un progetto che aiuti la ricostruzione di una rete di relazione e di connessioni che valorizzi il capitale sociale della città.
Il tema è già stato affrontato in due articoli di Mauro Annunziato e di Roberto Fuso Nerini, e rimane aperto ad altri contributi dei diversi soggetti coinvolti nel progetto.

La redazione

Comunità intelligenti: una direzione di lavoro verso comunità più sostenibili.

Definire cosa sia una smart community è cosa piuttosto difficile essendo un termine che ha avuto successo in diversi domini culturali e pertanto la sua definizione ha risentito di linguaggi, interpretazioni ed approcci diversi come d’altronde lo stesso termine smart city [1]. Per riuscire a darne una definizione più generale dobbiamo introdurre il concetto di capitale sociale attribuito a Loury nel 1977 e sviluppato in profondità da Robert Putnam negli anni ’90 [2]. L’idea di base è che le reti sociali hanno valore basato sulla produzione costante di conoscenza che si accumula negli strati e nelle le reti relazionali all’interno della comunità. La rete culturale e relazionale integra il capitale economico nella comunità e ne costituisce una risorsa in termini di qualità della vita, salute e benessere.

Putnam inquadra il capitale sociale come produttore di impegno civile ed una articolata misura sociale della salute comune. Egli reinterpreta il concetto di capitale sociale da una risorsa posseduta a livello individuale ad un attributo della collettività, focalizzandosi sulle norme e sul senso di fiducia generati dal concerto dei contatti interpersonali. Una maggiore interazione tra le persone genera un maggior senso di spirito comunitario. Le definizioni di capitale sociale variano, ma gli aspetti principali includono cittadinanza, buon vicinato, reti sociali e partecipazione civica. Legami sociali intensi e soddisfacenti, incidono favorevolmente sul livello di benessere economico familiare. Lo scambio di conoscenze o di supporto o di fiducia nella interazione tra due persone le mette in grado di servirsene nelle future interazioni e quindi di accrescere il patrimonio collettivo [F. Orsucci ed al. 3]. Putnam definì un insieme di indicatori per la valutazione del capitale sociale [4] tra cui fiducia e sostegno, senso di appartenenza, natura ed intensità delle connessioni sociali (coesione, mediazione, …), proattività, partecipazione, condivisione di norme e conoscenze.

Un progetto di Smart Community

A questo punto possiamo meglio definire un progetto di smart comunity come un intervento che mira ad creare le condizioni per accrescere il capitale sociale. E’ questo il punto di partenza del programma di ricerca Social Urban Network (SUN) dell’ENEA che mira a sviluppare modelli e metodologie di interventi in realtà diverse cercando l’approccio più efficace in relazione alle caratteristiche e le risorse della comunità. Il primo di questi progetti è in corso di sviluppo a L’Aquila (City 2.0 [5]) dove si sta realizzando un progetto articolato su diverse linee di intervento (energia, community, mobilità) mentre un secondo intervento è in fase di definizione in un quartiere di Brescia (Sanpolino) anche in questo caso integrato su diverse linee di intervento. Il punto focale del programma di ricerca è quello di favorire una evoluzione dei meccanismi di scambio, diffusione e partecipazione attiva della comunità rispetto a conoscenze ed iniziative generate all’interno della comunità stessa. In particolare l’idea di fondo è quella di favorire il flusso e la capacità di stimolazione dello sviluppo della conoscenza individuale o di gruppo verso la comunità e viceversa. Questo approccio si basa sull’assunto che per barriere di natura diversa (etniche, culturali, economiche, crisi, isolamento, mancanza di identità storica, invisibilità comunicativa, mancanza di spazi creativi, mancanza di fiducia, estraniazione, paura, …) la maggior parte della conoscenza creata da singole persone o da piccoli gruppi venga di fatto persa senza essere travasata nella comunità perdendo così la possibilità di ritorno e supporto dalla comunità verso il singolo individuo o gruppo che la sviluppa.

Il punto di partenza è quello di innescare su piccoli gruppi sociali di una comunità dei processi di acquisizione di consapevolezza, di pratica del lavoro creativo e di gruppo, di assunzione di responsabilità, di sviluppo di apertura, esposizione, proattività. Il primo aspetto è la cura di se stessi in quanto processo fondante su cui poggiare il secondo aspetto, ossia l’ascolto e la cura degli altri e dell’habitat in cui è immersa la comunità. Tali processi vengono poi aperti attraverso una particolare strutturazione tecnologica verso la comunità in modo da amplificare il valore della esperienza del singolo attraverso l’emulazione ed il coinvolgimento degli altri. Per sostenere tale trasformazione il progetto SUN punta sull’avvio di laboratori sociali su specifici contenuti e sulla implementazione di un processo di interazione nella comunità. Questa strategia mira a costruire un processo naturale di diffusione in cui ogni centro di iniziativa (laboratori sociali o associazionismo volontario attivo) diventa il cuore di una struttura a cipolla di cui viene potenziata la capacità di diffusione verso gli strati più esterni con un investimento crescente verso gli strati più interni.

I laboratori sociali

La scelta del segmento di popolazione su cui imperniare i laboratori sociali si è dimostrata molto critica data la loro importanza strategica ai fini progettuali. La scelta va fatta in relazione alle risorse ed alle caratteristiche della comunità. Una approfondita analisi sociale è necessaria prima di definire segmento e contenuto del percorso formativo includendo anche una mappatura dell’associazionismo locale attivo e relative strutture fisiche (luoghi e spazi fisici) e virtuali (pagine e riferimenti web). Sono stati presi in considerazione diversi segmenti potenziali che per loro natura hanno una importante prospettiva di sviluppo e coinvolgimento diretto di altri segmenti della comunità (studenti ed insegnanti, attivisti di associazioni volontarie o di cittadinanza attiva, genitori con figli piccoli o adolescenti). Lo stesso processo decisionale può essere fatto coinvolgendo la popolazione stessa e con il massimo supporto possibile dalla amministrazione comunale. Nel caso del progetto a L’Aquila, sono stati realizzati tre workshop pubblici coordinati con la PA comunale cui è stata invitata la popolazione. Fin da subito è emerso come il mondo scolastico gioca a L’Aquila un ruolo fondamentale ed in particolare tutta la fascia della scuola secondaria e degli insegnanti che si sono mobilitati a valle dell’evento sismico catastrofico del 6 aprile 2009 dimostrando notevole spirito socio-educativo. C’è attualmente a L’Aquila un sentimento misto di rabbia per qualcosa che è stato strappato via ed un senso di prigionia, ma c’è anche molta voglia di ricostruire e speranza di una evoluzione verso una società più sostenibile (vedi video Freedom ed intervista in Roberto Fuso Nerini [6]).

Il dominio dei contenuti

Altro aspetto critico dell’approccio SUN è la scelta del dominio dei contenuti. Affinché il progetto abbia successo è necessario che le persone siano realmente motivate a partecipare. Per questo occorre lavorare su contenuti sui quali la comunità già manifesta interesse ed attività (es: associazionismo spontaneo). E’ importante inoltre legare i contenuti a bisogni effettivi (comunicazione, supporto, economia, partecipazione, servizi…) sui quali costruire una sinergia di intenti. La sinergia può essere sviluppata su tre livelli: ri-conoscersi, pensare insieme, fare insieme. Il primo livello è quello della conoscenza dell’altro e del riconoscimento di radici e bisogni comuni. Il recupero della identità storica e della propria storia familiare è uno dei tasselli più importanti per questo primo passo. Il secondo livello è lo sviluppo di processi di ragionamento condivisi. Pensare insieme è un esercizio importante per una comunità ed è la base per permettere l’inclusione di persone svantaggiate e cogliere i frutti positivi del dialogare. E’ evidente che un facile accesso all’informazione ed alla connessione con gli altri sono elementi abilitanti per lo sviluppo di percorsi condivisi. L’ultimo livello, ed il più difficile è il fare insieme, ossia la costruzione sinergica di iniziative, spazi, strutture. Co-creazione e partecipazione sono aspetti fondanti per la realizzazione di questo livello che mira a costruire una azione proattiva della persona a favore della comunità (cittadinanza attiva) ed un rafforzamento generico dei legami interni (coesione e supporto reciproco). Il dominio dei contenuti scelto nel caso del progetto de L’Aquila è quello dei processi creativi e culturali che vanno appunto dal recupero della identità storica, alla espressione creativa, fino alla definizione di direzioni progettuali di sviluppo futuro della comunità.

Per realizzare concretamente tali processi il progetto SUN si articola su tre azioni convergenti: l’avvio dei laboratori sociali su piccoli gruppi, la creazione di una infrastruttura tecnologica per la intercomunicazione, l’avvio di una serie di iniziative pubbliche.

L’approccio Normodinamico

I laboratori sociali hanno lo scopo di costituire focolai di attività e creare una conoscenza su gruppi strategici che hanno due scopi fondamentali: quello di stimolare lo sviluppo di nuove leadership o comunque centri di attività (cittadinanza attiva, associazioni, attività culturali), e quello di stimolare, attraverso il loro percorso formativo e l’apertura verso la comunità, la partecipazione ed il coinvolgimento della comunità stessa. I percorsi formativi mirano a produrre tematiche, domande e materiale trasmissibile ed a stimolare i partecipanti a coinvolgere attivamente altri componenti della comunità (interviste, dialoghi, ecc.). Il metodo formativo utilizzato è basato sull’approccio normodinamico introdotto negli anni 80 da Paolo Menghi [7]. La Normodinamica può essere considerato un metodo di lavoro educativo, clinico e formativo per lo sviluppo consapevole dell’individuo, la conoscenza del funzionamento profondo di sé, delle proprie relazioni e dei propri cicli evolutivi per una competente e attiva accettazione della realtà, la maturazione di un proprio volere consapevole e responsabile (Antonio Ricci, [8]). Il metodo di lavoro propone una sintesi di metodi, principi e tecniche di consapevolezza che rimettono al centro la persona, il valore dell’esperienza diretta e il corpo. Nel caso de L’Aquila, con l’Associazione Periagogè [9] ed il Liceo Scientifico/Artistico Bafile [10](molto attivo negli anni scorsi per il progetto Polvere negli occhi, nel cuore i sogni curato dalla professoressa ed artista Licia Galizia [11]), è stato progettato un percorso formativo centrato sui temi del chi ero, chi sono, chi sarò da sviluppare nel contesto di una convenzione tra ENEA e Liceo Bafile. Nella prima fase dei lavori sono stati selezionati 25 studenti di diverse classi del terzo anno (tramite workshop presso la scuola e libera adesione al progetto) ed avviato un primo seminario di presentazione ed introduzione del percorso. Tra ottobre 2014 e maggio 2015 si svolgeranno otto seminari esperienziali condotti dalla Associazione Periagogè (Federica Cervini con la partecipazione di ENEA ed Università di Chieti) ed altri otto seminari condotti dalla Prof. Licia Galizia del Liceo Bafile con l’ausilio di artisti affermati che aiuteranno gli studenti a trasformare in linguaggio artistico i contributi tematici ed i materiali elaborati nei seminari esperienziali al fine di approfondirne i contenuti ed esporli alla comunità.

L’infrastruttura tecnologica

L’infrastruttura tecnologica ha lo scopo di abilitare lo scambio, ossia rendere più agevole ed accessibile l’informazione sulla base della quale i cittadini della comunità possono, se lo desiderano modificare il loro comportamento sociale. Il primo elemento della infrastruttura è composta da un insieme di pagine su social networks selezionati tra quelli più diffusi (es facebook, twitter) dove vengono creati gruppi di iniziativa tematica ed un framework di connessione tra le iniziative dei vari gruppi. I gruppi sono gestiti da cittadini e/o associazioni già attivi sul territorio con cui vengono avviati degli accordi costituendo un punto di riferimento per la rete delle associazioni locali. Sui social network operano e vi partecipano attivamente soltanto le persone della comunità (es: L’Aquila). I social network sono integrati da una app appositamente sviluppata per il progetto per dar modo alla cittadinanza ed ai partecipanti ai laboratori sociali, di inviare contributi creativi da ogni luogo avendo semplicemente a disposizione uno smartphone.

Il secondo elemento è un portale internet dove vengono esposte motivazioni e risultati del progetto e si può accedere ai contributi di tutte le associazioni aderenti e dei singoli cittadini. Dal portale è possibile vedere i risultati della evoluzione del trend di indicatori di capitale sociale dedotti dai post sui social network attraverso un sistema di analisi semantica. La metodologia è innovativa e prototipale ed è stata sviluppata da Murex (Univ. Bari), dalla Università di Chieti e con la partecipazione di ENEA (vedi G. Semeraro ed al. [12]). L’analisi ha lo scopo di fornire delle indicazioni di cambiamenti nelle caratteristiche dei contenuti scambiati sui social network a seguito degli interventi social effettuati. Il metodo si basa sulla analisi dei post: ne costruisce un arricchimento semantico (tag semantico), ne effettua una analisi della distribuzione del sentimento (sentiment analysis) ed infine elabora una prima classificazione nei termini delle diverse misure di capitale sociale secondo la teoria di Robert Putnam [4]. La sua qualificazione dovrà essere effettuata a valle della esperienza Aquilana dove nel 2015 verranno accumulati ed analizzati molti contributi sui social network.

Un’installazione interattiva urbana

Infine il terzo componente è una importante installazione interattiva urbana che ha lo scopo di creare un punto di ritrovo fisico della comunità che scambia via web, sviluppando il concetto di città ibrida (Hybrid Society, Norbert Streitz [13]). La città ibrida è una città che realizza una forte interrelazione tra incontro fisico ed incontro virtuale cercando di coniugare la capacità di informazione e l’ampliamento connettivo della dimensione virtuale del web con la ricchezza ineguagliabile della esperienza dell’incontro fisico. In questo senso la tecnologia ICT è orientata verso l’uomo (Human Oriented Technology [13]) favorendo l’incontro e la soddisfazione di bisogni reali rispetto agli abusi e l’isolamento che molto spesso tali tecnologie inducono nella modalità in cui sono attualmente utilizzate (per un approfondimento vedi Mauro Annunziato [1]). Nel progetto de L’Aquila è stata progettata una installazione chiamata Smart Node [14] progettata da ENEA e realizzata da una squadra di designer (studio di architettura 4M) e sviluppatori (ENEA, Harpa), che verrà localizzata in un punto di ritrovo importante della città (Parco Castello, nei pressi dell’auditorium di Renzo Piano). Lo Smart Node, è composta di tre aree: il city sense, ossia un contesto dove tutti i contributi della comunità sui social network arrivano in tempo reale e possono essere visti e navigati dai visitatori; il creative swarm, ossia un contesto co-creativo in cui i visitatori possono rielaborare i contenuti di altri, fonderli insieme in nuove creazioni e creare storie collettive; il community exhibition ossia un contesto espositivo (grande schermo e videoproiezione) dove secondo un programma tematico redazionale vengono esposti i contributi della cittadinanza. In questo spazio ad esibire non sono artisti ma semplici cittadini. Con questo si vuole dare un valore importante sia all’esercizio della creatività come un processo di conoscenza ed autoconoscenza, e sia alla esposizione nei termini di assunzione di una propria responsabilità di fronte alla comunità: l’atto creativo ed il suo dono alla comunità sono le condizioni necessarie per generare risposte e l’innesco di reazioni a catena.

Infine le iniziative pubbliche hanno lo scopo di far conoscere le attività progettuali, facilitare la partecipazione e la creazione di nuovi laboratori spontanei, nuovi gruppi sui social network, nuove forme di interazione. Tra le iniziative un workshop pubblico ed una mostra a fine progetto (giugno 2015), la redazione di una monografia a più mani sugli aspetti metodologici e sui risultati del progetto ed infine un concorso a premi per immagini e/o brevi video (di un minuto) le cui categorie concorsuali ricalcano i temi affrontati nei laboratori sociali. Questo ha lo scopo sia di dare un riconoscimento pubblico ai partecipanti ma anche quello di coinvolgere la comunità nel dialogo sugli stessi temi. I premi oltre a contenute somme in denaro sono sponsorizzati da aziende ed istituti di ricerca per dare ai vincitori corsi di formazione (borse di studio, stage aziendali o presso istituti di ricerca) o dispositivi (es: cellulari, tablet) o aperture progettuali con il Comune . Infine i contributi creativi dei vincitori verranno esposti nello Smart Node e nella mostra.

Conclusioni

In conclusione occorre sottolineare che tutta la strutturazione tecnologica o infrastrutturale, seppure importante, non può da sola trasformare una città né una comunità. La funzione più realistica è piuttosto quella di permettere (o abilitare) un cambiamento potenziale di comportamento individuale e sociale (tipicamente attraverso la disponibilità di facile accesso alla informazione ed alla connettività) sebbene non possa determinarlo. Sta quindi al singolo individuo cogliere o meno questa opportunità. Pertanto un processo trasformativo deve necessariamente affiancare allo sviluppo infrastrutturale e tecnologico un progetto formativo. Le due linee di azione non possono essere progettate separatamente ma vanno pensate e realizzate in modo integrato al fine da potenziarsi a vicenda e darsi reciprocamente un futuro . E’ esattamente questo il senso dell’approccio sistemico sviluppato nel programma di ricerca del SUN: un tentativo di integrazione multidisciplinare per affrontare il tema del rapporto individuo-comunità evitando frammentazione culturale a favore di maggiore capacità di lettura ed azione nella reale complessità delle relazioni sociali.

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Laureato in Ingegneria Nucleare. Attualmente è coordinatore delle attività ENEA sulle tematiche della Smart City e della Ecoindustria.  Delegato italiano del network europeo EERA Smart City (European Energy Research Alliance) dove coordina il programma “Urban Energy Networks”.

Riferimenti

[1] M. Annunziato, Ecosistemi biologici ed ecosistemi urbani, Alfabeta, 1993. Anche in Manuale Inapplicabile

[2] R. Putnam (1993), Making Democracy Work: Civic Traditions in Modern Italy, Princeton University Press, Princeton, trad. it. La tradizione civica nelle regioni italiane, Milano, Mondadori.

[3] G. Paoloni, D. Marchetti, C. Meloni, M. Annunziato, F. Orsucci, M. Fulcheri. Il contributo della psicologia clinica nella progettazione delle Smart Cities, XV Congresso Nazionale della Sezione di Psicologia Clinica e Dinamica dell’AIP, Napoli, 27-29 settembre 2013.

[4] R. Putnam, (2001). Social capital: Measurement and consequences. Canadian Journal of Policy Research, 2(1), 41–51.

[5] C. Meloni, M. Annunziato, Progetto city 2.0, ENEA

[6] R. Fuso Nerini, Partire dalle persone e dalle loro relazione per ricostruire L’Aquila da Manuale Inapplicabile

[7] P. Menghi, Trasformare la mente, seminari di Normodinamica. Ubaldini Editore, Roma, 2009.

[8] A. Ricci (2013). Che cos’è la Normodinamica? da Manuale Inapplicabile 

[9] Associazione Periagogè.

[10] L. Galizia, Polvere negli occhi, nel cuore i sogni

[11] Istituto Statale di Istruzione Superiore “Andrea Bafile”. 

[12] M. Annunziato, L. Bordoni, C. Meloni, C. Musto, G. Semeraro, P. Lops, M. de Gemmis, and F. Narducci. A framework for semantic content analysis in the context of L’Aquila Social Urban Network. AI for Smart Cities Workshop, Torino 5th of December 2013.

[13] N. Streitz. Smart Hybrid Cities: Designing our Future Urban Environments. Presentazione al Convegno “Smart Cities” (Fondazione Ugo Bordoni), Roma, Dic. 2010.

[14] A. Scognamiglio, M. Annunziato, R. Cosenza, R. Germano, G. A. Lagnese, C. Meloni. The Smart Node: a Social Urban Network as a Concept for Smart Cities of Tomorrow. CISBAT Int. Conf. CleanTech for Smart Cites & Building form Nano to Urban Scale. Losanna, Settembre 2013.